giovedì 21 novembre 2024

Carcere di Trapani - Il documento del Direttivo

 



Il direttivo di Camera penale, a seguito dei provvedimenti adottati dall’Autorità giudiziaria nei confronti di alcuni appartenenti alla polizia penitenziaria in servizio presso la locale “casa circondariale”, prescindendo da ogni valutazione di merito, ad oggi assistita dalla presunzione di non colpevolezza, coglie l’occasione per stigmatizzare con forza le disumane condizioni in cui versano gli istituti di pena italiani e quello trapanese in particolare, nella sostanziale indifferenza della classe politica, che anzi manifesta adesione emotiva ad episodi di lesione della dignità umana.

Il numero di detenuti in Italia, al 30.10.2024, ha raggiunto la cifra di 62.110 persone, con un trend in costante crescita, le morti ascritte a suicidio quest’anno sono già ben 81, il corpo di polizia penitenziaria è spesso sottorganico, come nel carcere trapanese, associazioni indipendenti hanno, negli anni, accertato condizioni invivibili di intere sezioni, come nel caso di quella trapanese in cui si sarebbero consumati i fatti ascritti, a vario titolo agli indagati, tra i ristretti vi sono anche detenuti in condizioni psichiatriche incompatibili con la reclusione.

A fronte di un tale deficit democratico, questo direttivo richiama le autorità competenti ad adottare interventi strutturali urgenti idonei a ripristinare le condizioni costituzionali di espiazione della pena e di sottoposizione alla custodia cautelare, sperando di non disturbare l’intimo godimento di alcuno, soprattutto di chi, attualmente, ricopre le funzioni di sottosegretario alla giustizia del Governo.

domenica 8 ottobre 2023

Realismo e paradosso, di Marco Siragusa - XIX Congresso di UCPI - Firenze 6/8 ottobre 2023 il testo dell’intervento congressuale del Presidente Marco Siragusa]

 













Realismo e paradosso 
[il testo dell’intervento congressuale del Presidente Marco Siragusa]


È realistico affermare che siamo all’ultimo miglio dal raggiungimento della nostra ragione sociale: la separazione delle magistrature (espressione più efficace di quella “delle carriere”).
Ci sono le condizioni politiche favorevoli (forse) come non mai.
C’è una proposta normativa.
C’è una consapevolezza dell’opinione pubblica che è il frutto di decenni di dibattiti.
È paradossale constatare che raggiungeremo l’obiettivo quando il processo accusatorio sarà già morto e sepolto. Oggi è un malato terminale.
L’intervento (chirurgico) sarà riuscito, ma il malato sarà morto...
La responsabilità non è nostra - o perlomeno non è soltanto nostra -, ma è bene che noi si guardi già alla prossima battaglia, a quella successiva alla separazione delle magistrature: ripristinare il processo accusatorio.
È realistico affermare che per centrare l’obiettivo, all’ultimo miglio, l’Unione abbia fatto una scelta matura: l’unità, senza un aperto confronto interno.
Per la prima volta dopo anni avremo un solo candidato da eleggere. A mia memoria non accade da decenni: Randazzo/Chiusano, Spigarelli/Battista, Migliucci/Scuto, Migliucci/Anetrini, Caiazza/Borzone.
È una scelta di pochi - che io condivido -, e troverà la ratifica di tanti. 
Ma è una scelta della quale occorre tenere conto per aver consapevolezza del futuro dell’Unione.
È paradossale che per centrare l’obiettivo che ci siano prefissi noi abbiamo perduto, per sempre, intelligenze e passioni disinteressate.
Abbiamo pagato un prezzo altissimo, esiziale, alla nostra causa.
Non farò i nomi, ma chiunque bazzichi in questa associazione da almeno qualche lustro ha in mente il nome di un collega - più o meno anziano nella militanza - che l’Unione ha perso e non ha più recuperato. 
La mia è una constatazione. 
Non è un giudizio di valore.
È la constatazione di chi può testimoniare dell’opera di ricucitura tentata da Caiazza e da D’Errico.
Non a caso ho detto che le scelte del passato - quelle precedenti al tentativo di ricucitura - sono state esiziali per l’Unione Statutaria.
Come correttamente sosteneva Giandomenico Caiazza: siamo ormai un’associazione diversa da quella del passato.
Sempre meno federalista e sempre più centralista.
Non è oggi tempo, perché altre sono le priorità, ma prima o poi chi ne avrà la voglia e la responsabilità dovrà farsi carico di adeguare lo Statuto formale a quello materiale.
Il realismo impone di affermare che per percorrere l’ultimo miglio occorre avere la consapevolezza della straordinaria difficoltà dell’obiettivo che centreremo: sottrarre potere politico a chi, la Magistratura, quel potere ha conquistato nel corso dei decenni, dal post fascismo ad oggi. E chiunque abbia letto Antonucci (La Repubblica Giudiziaria) sa cosa intendo.
Il paradosso è che la guerra “ad armi [im]pari” che abbiamo condotto sarà vinta ma ad un costo, per noi, elevatissimo.
Elevatissimo all’esterno, per la morte del processo accusatorio e l’espansione di “procedure altre” (i doppi e i tripli binari di accertamento).
Elevatissimo al nostro interno per le ragioni che ho ricordato.
È soprattutto di questo che dovrà occuparsi la prossima Giunta: evitare che l’ultimo miglio, diventi il miglio verde.
In bocca al lupo a Francesco Petrelli e ai Colleghi della sua Giunta