Luca Palamara, già Presidente dell’ANM e Consigliere del CSM è stato “rimosso dall’ordine giudiziario”.
La vicenda è nota ai più e divenne nota lo scorso anno quando, a mezzo stampa, vennero pubblicate le intercettazioni di un incontro presso un hotel romano. Tema dell’incontro: la nomina dei procuratori di Roma e Perugia. Partecipanti: Palamara e altri consiglieri del CSM oltre ai politici Lotti e Ferri.
Non vogliamo riflettere sul merito della vicenda: lo faremo, come si dice, frigido patacoque animo.
Vogliamo tirarci fuori da questo gioco ipocrita che individua nel solo Palamara l’origine di tutti i mali. Il “sistema Palamara” era noto a tutti e da anni era denunciato dai penalisti italiani. Esso “vive e lotta” ancora in mezzo a noi. Il sistema ha semplicemente visto in Palamara il più bravo tra tutti a fungere da camera di compensazione di istanze, ambizioni e aspettative di molti, moltissimi magistrati. Sia chiaro: tutti preparati, perbene e legittimati a chiedere il riconoscimento al quale ambivano, ma che hanno trovato, ieri in Palamara e domani in chissà chi, il soggetto capace di assecondare le loro legittime aspirazioni.
Non intendiamo dunque infierire sull’uomo Palamara: ha sbagliato, è certo; ma ha diritto ad un nuovo inizio senza subire la gogna dei finti moralisti che puntano l’indice contro di lui, dopo aver utilizzato quell’indice per scrivergli messaggi whatsapp.
Vogliamo, invece, riflettere su due parole e sul loro significato etimologico: rimosso dall’ordine.
Rimosso: allontanato dalla sua carica per punizione. Insomma, cacciato ma non solo, poiché il pensiero corre all’aggettivo utilizzato in psicoanalisi (un ricordo rimosso, ad esempio).
Ordine giudiziario: un ordine, un potere dello Stato, “amministrato” da un organo costituzionale a nomina parzialmente politica (1/3) e per la rimanenza a nomina degli stessi “amministrati”. Solo gli sciocchi e gli ipocriti si stupirebbero di apprendere che, in quella sede, si media. E solo costoro proverebbero finto stupore nell’apprendere che un posto ministeriale, qual è quello di Procuratore di Roma, non sia, giustamente diciamo noi, oggetto di mediazione politica.
Ma il punto è un altro e viene taciuto o dimenticato a bella posta nel dibattito.
Il punto è che quell’ordine, anzi di quell’ordine, fanno parte sia magistrati giudicanti sia magistrati inquirenti, con quest’ultimi capaci di “contare” molto di più all’interno dell’organo che gestisce il “potere giudiziario”.
E allora denunciamola l’ipocrisia di un sistema che considera uniti l’uomo che giudica e l’uomo che accusa.
Denunciamo che il processo penale mai potrà essere equilibrato finché ci sarà quest’ordine comune.
Ricordiamo che in Parlamento pende un progetto di legge presentato dai sovrani: i cittadini italiani.
Ricordiamo che i nostri rappresentanti, anziché occuparsi di un’istanza che viene da chi è sovrano (il popolo), sono in tutt’altre faccende affaccendati, magari ad inseguire inutili dibattiti televisivi e ribalte social.
Finiamola!
Finiamola con l’ipocrisia italiana del “chiagne e fotte”!
Qui non siamo in una seduta psicoanalitica collettiva; non abbiamo nessun ricordo da rimuovere.
Abbiamo il dovere di essere.
Siamo seri, almeno per una volta nella nostra storia! Scarica il documento completo del Direttivo di Camera Penale di Trapani al link 👉 Documento del Direttivo di CpTp