lunedì 14 giugno 2021

Crisi della magistratura: facciamo il punto




La nuova frontiera della giustizia in Italia sono le tabelle, interne a ciascun ufficio, in base alle quali vengono ripartiti gli affari penali a garanzia della regola costituzionale del giudice naturale precostituito per legge.


Si tratta di regole poco conosciute, e certamente non divulgate, venute all’attenzione nel recente passato dopo i fatti di Catania e di Verbania.


In Sicilia, nel noto processo al politico Matteo Salvini, il GUP ha reso dichiarazioni a mezzo stampa sull’assegnazione a sé (dirige l’ufficio) del fascicolo, suscitando critiche  unanimi anche tra i suoi colleghi (c’è ne siamo occupati qui: Cosa potrebbe ancora succedere? Potrebbe tornare l’inquisizione spagnola).


Il caso di Verbania, ancor più recente e ancora in itinere, ha già suscitato numerose reazioni e la proclamata astensione delle camere penali italiane (ce ne siamo occupati qui: Caso Verbania: in difesa dell’appello penale - Note esplicative per spiegare ai cittadini l’emergenza della vera riforma della giustizia e  qui Caso Verbania: sostegno di CP Trapani ai penalisti di Verbania e del Piemonte Occidentale. Al link le delibere di astensione).


Sulla questione dell’assegnazione, è ora intervenuta una recente sentenza della sesta sezione della Corte di Cassazione che commentiamo oggi sul nostro blog giuridico, Foro e Giurisprudenza (La violazione delle regole di assegnazione ai processi non è causa di nullità. A margine di Verbania).


Il filo rosso che lega cronaca e giurisprudenza è costituito dalla gerarchia delle fonti, dalla primazia della legge che non è derogabile dalle circolari e non è promulgata da chi la applica.

A margine rimane l’irrisolto equilibrio tra i poteri dello Stato e la separazione tra essi, mentre si registrano sempre maggiori commistioni e disequilibri (ce ne siamo occupati qui: Fuori DAL ruolo? Sì, ad iniziare DAI fuori ruolo!).


Quale riforma della Giustizia si vuole? Quale riforma dell’ordine giudiziario?