domenica 1 agosto 2021

La montagna, il topolino e Brecht






Il Consiglio dei Ministri … ha affrontato la riforma del processo penale e ha deciso di apportare alcune modifiche. Rispetto al testo approvato due volte all’unanimità dal governo, si introducono alcune novità …

Questo l’incipit del comunicato di Palazzo Chigi. 

Avete letto bene: “approvato due volte all’unanimità”, ma ulteriormente modificato.

Potremo fermarci qui, per evidenziare il segno più evidente di un pastrocchio che ha un solo fine: batter cassa all’Europa, riceverne i quattrini, e far finta di riformare il processo.

I più realisti - quelli che credono di avere capacità politica e strategica - guardano al bicchiere mezzo pieno e suonano la grancassa della propaganda politica, ricordando ad ogni pie' sospinto che è stato posto un argine all’abominio bonafediano del “fine processo mai”.

Gli altri - l’anima moderata, sempre maggioranza in questo Paese - si compiacciono della soluzione, quale che essa sia. 

Il compromesso all’italiana, che dovrebbe costituire oggetto di studio per i guasti che ha prodotto al sistema Paese, diventa quindi il vero obiettivo: s’è trovato un accordo, e tanto basta. Auguri e figli maschi …

A nessuno - pare - importa di comprendere cosa è effettivamente accaduto. Eppure il testo del comunicato stampa, nella sua fedele cronaca, è lì nero su bianco a ricordarci quanto farsesca sia la situazione.

In principio era un’idea velleitaria, cliccaria, cialtrona e ignorante. Quella che il processo non dovesse aver mai fine, che l’indagato - non l’imputato, attenzione! - dovesse rimanere sulla graticola a vita, offerto all’opinione pubblica come colpevole, massacrato nella vita, nella professione e negli affetti. Annientato, per il piacere della piazza di purgarsi la coscienza, sporca più di quella dell’additato al pubblico ludibrio.

Chiagni e fotti, del resto, è il tratto distintivo di noi italiani.

Poi arrivò il piano Marshall europeo per la ripresa pandemica, il Next generation UE. Idea sana: ti do quattrini, ma devi rendere migliore il tuo processo. E cosa abbiamo fatto, anzi cosa ha fatto la politica cialtrona? La montagna ha partorito il topolino.

Prima ha recuperato quello strano istituto - estraneo alla nostra cultura giuridica e “calato” in una realtà normativa incapace di recepirlo - che è l’improcedibilità. Poi ha iniziato una trattativa sottobanco perché ciascuna forza politica potesse spendere al market del consenso il suo successo. Ecco il pastrocchio: una norma transitoria che diventerà definitiva, di proroga in proroga, come si usa nel Paese della poca serietà. E, quel che è peggio, un sistema nel quale sotto l’usbergo (apparente) della legge, sarà il giudice, con ordinanza, a decidere di “allungare” i tempi del processo. Ma solo per alcuni reati.

Solo gli schiocchi e gli ingenui correranno il rischio di non capire.

Innanzitutto sarà sufficiente che chi procede - il pubblico ministero - scelga il binario del tempo, elevando contestazioni magari ardite pur di “lucrare” l’ordinanza della sospensione del tempo.

Poi, sarà il suo collega giudice a concedergli e a concedersi il tempo supplementare.

Infine, sarà il vero legislatore - i magistrati fuori ruolo dei ministeri - a concepire qualche normetta di proroga, di estensione a questo o a quel reato quando l’occasione di cronaca, enfatizzata dai mass media, presterà l’occasione di farlo.

E la velocità del processo? Non ci sarà!

E i soldi dell’Europa? Avranno prodotto altro debito improduttivo, che graverà sulle spalle dei nostri figli e dei nostri nipoti.

Ma oggi la propaganda politica ci “vende” il successo: nunc est bibendum; ’mbriacamoci; volemose bene, facimme ammuina. Abbiamo il santo compromesso. Quello italiano: al ribasso e inutile.

Parafrasando Brecht, alla fine, non sarà rimasto nessuno a protestare quando avranno definitivamente preso il (fu) codice di procedura penale.

[Il Direttivo]