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giovedì 23 dicembre 2021

La situazione strutturale del Palazzo di Giustizia di Trapani

Sono ancora le  condizioni strutturali del Palazzo di Giustizia di Trapani a far notizia.

Dopo che avevamo dato notizia dello stanziamento di 1,3 milioni di euro (link), si dalla stampa apprende di un inchiesta che riguarda i recenti lavori per il rinnovo degli ascensori.




lunedì 13 dicembre 2021

LA RIFORMA CARTABIA: NORME IN VIGORE E NOVITÀ DELEGATE - La registrazione del convegno della CPTP


Con la partecipazione di oltre 1.000 avvocati e magistrati, ma non solo, si è svolto ieri il Convegno della Camera Penale di Trapani, con il patrocinio del Coa di Trapani, dal titolo la Riforma Cartabia: norme in vigore e novità delegate.


Con la regia de Il tuo Webinar dell'avvocato Samuele Fazzolari, ne hanno discusso la dottoressa Daniela Troja, presidente della Sezione penale del Tribunale di Trapani, la professoressa Annalisa Mangiaracina, professore associato nell'Università di Palermo, l'avvocato Daniele Livreri, responsabile del blog Foro e Giurisprudenza di CPTP,  e l'avvocato Gian Domenico Caiazza, presidente di UCPI.

Dopo i saluti dell'avvocato Marco Siragusa, presidente della Camera Penale di Trapani e dell'avvocato Vito Galluffo, presidente del COA di Trapani, i Relatori hanno affrontato tutti gli aspetti della riforma Cartabia.



Al link è possibile il video del convegno.



I numeri del Convegno











Alcune foto






Buone notizie per il Tribunale dopo la protesta della Camera Penale di Trapani: in arrivo 1,3 milioni di euro per interventi edilizi urgenti sul Palazzo di Giustizia

 



COMUNICATO STAMPA

Ci eravamo già occupati della situazione strutturale del Tribunale di Trapani (link) che aveva avuto vasta eco sulla stampa nazionale e locale (link).

L'onorevole avvocato Maria Carolina Varchi aveva raccolto la denuncia della nostra Camera Penale e aveva presentato un'interrogazione alla Ministra di Giustizia, professoressa Marta Cartabia.

E' ora arrivata la risposta della Ministra che pubblichiamo al link.

Nei prossimi mesi saranno stanziati circa 1,3 milioni di euro per porre fine alle carenze strutturali del Palazzo di Giustizia di Trapani.



L'on. Varchi ha dichiarato: <<Giustizia - VARCHI (FDI) bene Ministro che garantisce intervento rapido su Tribunale Trapani esprimo soddisfazione per il riscontro ricevuto dal Ministro della Giustizia circa i richiesti interventi nei tribunali di Trapani, Agrigento e Catania. Su Trapani, in particolare, il Ministro ha risposto alla mia interrogazione comunicando di aver attivato la procedura in autonomia tramite il Direttore Generale delle Risorse materiali presso il Ministero per un totale di 1.327.260,41 euro e auspichiamo, quindi, che i lavori abbiano inizio senza ulteriore indugio per sopperire alle carenze strutturali più volte denunciate da Camera Penale e dalle istituzioni forensi. Le precarie condizioni degli edifici giudiziari richiedono una rapida mappatura per intervenire in maniera incisiva>>. 

La Camera Penale di Trapani esprime a sua volta soddisfazione e ringrazia l'on. Varchi per la serietà e la sensibilità della sua azione politica.

L'avv. Marco Siragusa, presidente della Camera Penale di Trapani, ha dichiarato: <<Esprimo soddisfazione per la risposta della Ministra che anticipa il pronto stanziamento della somma di 1.327.260,41 euro, che avevamo già ritenuto indispensabile nei precedenti documenti del Direttivo della Camera Penale. Ringrazio l'On. Carolina Varchi per aver raccolto la nostra denuncia e per la serietà della sua azione politica. Ringrazio infine la Presidenza del Tribunale di Trapani e la Conferenza Permanente per quanto sin qui fatto. Auspichiamo che gli interventi siano rapidi come la situazione impone>>.

lunedì 8 novembre 2021

9 novembre 1995 - 9 novembre 2021. In ricordo dell'Avvocato Serafino Famà


 

La sera del 9 novembre 1995, alle 21 circa, appena fuori dal suo studio legale veniva assassinato l’Avvocato Serafino Famà.

Egli onorava la toga che indossava ogni giorno, interpretando con lealtà, correttezza e rispetto delle regole il diritto di ciascun individuo ad un processo giusto ed equo.

Perché chi è Avvocato conosce le regole e ne assicura il rispetto. 

Noi avvocati non difendiamo le scelte e le azioni degli imputati, ma garantiamo il diritto a un Giusto Processo e la democraticità delle decisioni giudiziali pronunciate in nome del popolo italiano;  per fare ciò sappiamo di poter confidare in quell’ombrello di regole, processuali e deontologiche, che devono orientare e sostenere il nostro agire. Con consapevolezza.

Come scriveva Ettore Randazzo “Siamo tutti consapevoli come (e quanto) la Difesa nel processo penale sia il vessillo, il parametro, l'emblema più eloquente della libertà di un popolo. Siamo cittadini di un paese libero solo se gli avvocati sono liberi, la giustizia autentica, il processo giusto”.

Questo faceva quotidianamente l’avvocato Serafino Famà, barbaramente ucciso per mano di individui che per quei fatti hanno dovuto poi ricorrere ad altri avvocati che ne garantissero il diritto  ad un giusto processo. 

Il ricordo è memoria; esso serve a permettere la cultura del rispetto delle  regole da parte di tutti i protagonisti processuali.

martedì 26 ottobre 2021

Carcere e green pass, una circolare del DAP esclude l'obbligo per i difensori, prevalenza del diritto di difesa - Intervista all'avv. Daniele Livreri

Ci eravamo già occupati dell'innovativa e importante circolare del DAP in tema di accesso agli istituti penitenziari e green pass, anticipandola in anteprima (Carcere e certificazione verde. La circolare del DAP: prevale il diritto di difesa; nessun obbligo per i difensori al link).

Sul tema, gli amici di Iuslaw Webradio hanno intervistato il responsabile del nostro blog, Daniele Livreri.

Potete ascoltare l'intervista a Daniele Livreri, che offre interessanti spunti estensivi sui principi della circolare del DAP, al link.



sabato 16 ottobre 2021

Al via l’iniziativa ANM e CP Trapani “scatti di memoria”


Scatti di memoria è un concorso fotografico aperto agli studenti liceali della provincia di Trapani che vuole promuovere, attraverso la fotografia, un momento di riflessione attiva sul tema della memoria delle stragi di mafia e, in generale, sul senso e sul valore della legalità allinterno della società civile.

Saranno premiate con borse di studio le prime tre migliori fotografie.

Il percorso di “avvicinamento” alla gara sarà preceduto da una serie di incontri con magistrati, giornalisti, avvocati e rappresentanti della società civile sui temi della legalità.

La Camera Penale di Trapani rilancia il tema del dialogo con gli studenti liceali, tema sempre presente nei suoi programmi politici, ricordando il titolo dello straordinario evento di Segesta (al link da Radio Radicale): la cultura vince la mafia!

Dalla pagina Facebook di Anm sottosezione di Trapani:

Il 15 ottobre 2021, presso la Sala Perrera si è svolto il primo incontro con gli studenti nell'ambito del contest fotografico "Scatti di Memoria", organizzato da Anm sottosezione di Trapani in collaborazione con la Camera Penale di Trapani e Libera Trapani e con il patrocinio del Comune di Trapani.

Abbiamo incontrato e discusso con il fotografo palermitano Tony Gentile, autore della più celebre fotografia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e con Enzo Traina, primo operatore video a giungere sui luoghi della strage di Capaci ed autore di drammatiche riprese che hanno fatto il giro del mondo.

E' stato un pomeriggio pieno di spunti di riflessione sulla necessità di sviluppare una memoria critica, ma anche sul ruolo della fotografia e, più in generale, dell'informazione all'interno della società.

Più di ogni cosa, la cosa più bella è stato il sincero coinvolgimento dei tanti studenti intervenuti, che hanno posto domande ai nostri ospiti - talvolta davvero complesse - e che hanno mostrato di aver compreso lo spirito del contest che li vedrà impegnati nei prossimi mesi.

Un ringraziamento a tutti i partecipanti.

domenica 26 settembre 2021

Il garbo e l’imbarazzo - di Marco Siragusa

Congresso UCPI - Roma 24-26 settembre 2021 - l'intervento del Presidente della Camera Penale di Trapani, Marco Siragusa




I Congressi, come i processi, vivono di sensazioni.

Due sono le parole che qualificano questo Congresso: garbo e imbarazzo.

Il garbo della Ministra Cartabia nell’esporre le ragioni di una riforma che ha uno scopo (ridurre del 25% i tempi del processo con i soldi dell’Europa), e l’imbarazzo di difenderla glissando sull’evidenza che origina dal suo vizio genetico: l’improcedibilità.

Il garbo di Vittorio Manes nel difendere i lavori della commissione Lattanzi e l’imbarazzo di non poter dire - expressis verbis - che la soluzione B sull’improcedibilità era affidata alla scelte della politica e non era l’opzione della commissione.

Il garbo di Oliviero Mazza nel trovare il buono della riforma e l’imbarazzo di dover ammettere che la riforma è migliorabile solo estendendo la regola di improcedibilità alle indagini preliminari, sfruttando la leva della norma in bianco contenuta nella legge delega.

Il garbo di Giorgio Spangher nel ricondurre a “sistema” la riforma della Commissione Lattanzi e a “non sistema” le scelte della politica (quella dei tutti dentro), e l’imbarazzo nel rappresentare i problemi - enormi - che l’improcedibilità produrrà.

Il garbo di questo congresso nell’alzarsi in piedi per rispetto alla Ministra, e l’imbarazzo di dover registrare una standing ovation a chi ha detto quel che tutti sappiamo: il processo accusatorio è morto.

Il garbo della Giunta - abile nel muoversi tra le ragioni del fare politica - e l’imbarazzo di sapere - sempre la Giunta - che il sentimento comune di tutti noi è quello della standing ovation a chi, con commozione nel ricordo di Delfino Siracusano, sussurra la morte del processo del 1989.

Il garbo della Costituzione e del suo rispetto, e l’imbarazzo delle regole dell'articolo 101, “la linea oltre la quale non si può andare” come qui ha detto la Ministra Marta Cartabia.

Il garbo della prima regola dell'articolo 101 Cost.: la giustizia è amministrata in nome del popolo, e l’imbarazzo della sua applicazione: il popolo è buttato fuori dai palazzi di giustizia in tutti i giudizi di impugnazione che saranno camerali (accade in Italia e accade in Francia, come abbiamo sentito al congresso).

Il garbo del potere, ma l’imbarazzo di esercitarlo su mandato e senza i controlli del (popolo) mandante.

Il garbo della seconda regola dell’articolo 101 Cost.- i giudici sono soggetti alla legge - e l’imbarazzo di constatare che i magistrati - fuori ruolo - sono i creatori della legge poi ratificata dalla politica sub-valente. E quando essi (i magistrati fuori ruolo) non riescono con la legge, riescono sempre i magistrati con l’interpretazione, talvolta a Sezioni Unite, poi ratificata dal Parlamento (Riforma Orlando docet). E qui, devo dire pubblicamente bravo - come gli ho detto in privato - al Presidente Caiazza per il suo documento diramato venerdì e per il programma di governo presentato al Congresso.

Il garbo di un programma di governo dell’Unione (link) - condivisibile e autorevole - e l’imbarazzo di non aver discusso dei temi interni.

Il garbo del dialogo e l’imbarazzo del silenzio.

Questo Congresso è tutto qua, tra garbo e imbarazzo.

Il video dell’intervento al link  (integrale della giornata al link)



domenica 8 agosto 2021

Addio Bonafede, benvenuta Cartabia. Come cambia il processo dopo la riforma - di Daniele Livreri

Mentre prosegue sul nostro blog il dibattito e l'esame sulla Riforma Cartabia/Bonafede (al link tutti i commenti per sezione e tutti i contributi), pubblichiamo l'intervento del nostro socio, responsabile del blog, Daniele Livreri su Il Dubbio di oggi (da domani anche su Foro e Giurisprudenza).

L'articolo di Daniele Livreri sul Il Dubbio al link.






giovedì 5 agosto 2021

Piano con l'ansia riformista, spesso origine di accordi al ribasso - di Marco Siragusa

Mentre prosegue sul nostro blog il dibattito e l'esame sulla Riforma Cartabia/Bonafede (al link tutti i commenti per sezione e tutti i contributi), pubblichiamo l'intervento del nostro presidente su Il Dubbio di oggi (da domani anche su Foro e Giurisprudenza).




domenica 1 agosto 2021

La montagna, il topolino e Brecht






Il Consiglio dei Ministri … ha affrontato la riforma del processo penale e ha deciso di apportare alcune modifiche. Rispetto al testo approvato due volte all’unanimità dal governo, si introducono alcune novità …

Questo l’incipit del comunicato di Palazzo Chigi. 

Avete letto bene: “approvato due volte all’unanimità”, ma ulteriormente modificato.

Potremo fermarci qui, per evidenziare il segno più evidente di un pastrocchio che ha un solo fine: batter cassa all’Europa, riceverne i quattrini, e far finta di riformare il processo.

I più realisti - quelli che credono di avere capacità politica e strategica - guardano al bicchiere mezzo pieno e suonano la grancassa della propaganda politica, ricordando ad ogni pie' sospinto che è stato posto un argine all’abominio bonafediano del “fine processo mai”.

Gli altri - l’anima moderata, sempre maggioranza in questo Paese - si compiacciono della soluzione, quale che essa sia. 

Il compromesso all’italiana, che dovrebbe costituire oggetto di studio per i guasti che ha prodotto al sistema Paese, diventa quindi il vero obiettivo: s’è trovato un accordo, e tanto basta. Auguri e figli maschi …

A nessuno - pare - importa di comprendere cosa è effettivamente accaduto. Eppure il testo del comunicato stampa, nella sua fedele cronaca, è lì nero su bianco a ricordarci quanto farsesca sia la situazione.

In principio era un’idea velleitaria, cliccaria, cialtrona e ignorante. Quella che il processo non dovesse aver mai fine, che l’indagato - non l’imputato, attenzione! - dovesse rimanere sulla graticola a vita, offerto all’opinione pubblica come colpevole, massacrato nella vita, nella professione e negli affetti. Annientato, per il piacere della piazza di purgarsi la coscienza, sporca più di quella dell’additato al pubblico ludibrio.

Chiagni e fotti, del resto, è il tratto distintivo di noi italiani.

Poi arrivò il piano Marshall europeo per la ripresa pandemica, il Next generation UE. Idea sana: ti do quattrini, ma devi rendere migliore il tuo processo. E cosa abbiamo fatto, anzi cosa ha fatto la politica cialtrona? La montagna ha partorito il topolino.

Prima ha recuperato quello strano istituto - estraneo alla nostra cultura giuridica e “calato” in una realtà normativa incapace di recepirlo - che è l’improcedibilità. Poi ha iniziato una trattativa sottobanco perché ciascuna forza politica potesse spendere al market del consenso il suo successo. Ecco il pastrocchio: una norma transitoria che diventerà definitiva, di proroga in proroga, come si usa nel Paese della poca serietà. E, quel che è peggio, un sistema nel quale sotto l’usbergo (apparente) della legge, sarà il giudice, con ordinanza, a decidere di “allungare” i tempi del processo. Ma solo per alcuni reati.

Solo gli schiocchi e gli ingenui correranno il rischio di non capire.

Innanzitutto sarà sufficiente che chi procede - il pubblico ministero - scelga il binario del tempo, elevando contestazioni magari ardite pur di “lucrare” l’ordinanza della sospensione del tempo.

Poi, sarà il suo collega giudice a concedergli e a concedersi il tempo supplementare.

Infine, sarà il vero legislatore - i magistrati fuori ruolo dei ministeri - a concepire qualche normetta di proroga, di estensione a questo o a quel reato quando l’occasione di cronaca, enfatizzata dai mass media, presterà l’occasione di farlo.

E la velocità del processo? Non ci sarà!

E i soldi dell’Europa? Avranno prodotto altro debito improduttivo, che graverà sulle spalle dei nostri figli e dei nostri nipoti.

Ma oggi la propaganda politica ci “vende” il successo: nunc est bibendum; ’mbriacamoci; volemose bene, facimme ammuina. Abbiamo il santo compromesso. Quello italiano: al ribasso e inutile.

Parafrasando Brecht, alla fine, non sarà rimasto nessuno a protestare quando avranno definitivamente preso il (fu) codice di procedura penale.

[Il Direttivo]

lunedì 28 giugno 2021

La forza dello Stato è nella legalità delle sue condotte



"Li abbattiamo come vitelli!" commentavano i componenti delle squadre speciali inviate  a domare - il termine è  più che appropriato -  i disordini  scoppiati nel carcere di Santa Maria di Capua Vetere, lo scorso anno, alla notizia che un detenuto era stato accertato come positivo al virus. 

Non possono sorprendere queste espressioni che rispecchiamo nella pratica quotidiana il principio del "marcire in carcere" proclamato dal governo giallo-verde e mai rinnegato dalla componente gialla del governo giallo-rosso e tacitamente rinnovato con la complicità del Pd, allora alleato del Movimento Cinque Stelle.  

Lo spregio per la legalità e i diritti umani paventato dai vertici governativi non poteva che trovare applicazione pratica nella realtà carceraria, ideale a scatenare sedizioni innescate dal terrore virale in strutture ove la promiscuità non garantiva alcuna tutela sanitaria e, parimenti, idonea a dar prova della mano forte poliziesca.

Nessuna giustificazione alla violenza sediziosa dei reclusi, ma nessuna comprensione per la violenza istituzionale che degrada lo Stato e gli uomini che lo rappresentano, dai più elevati vertici istituzionali al più inferiore in grado degli agenti.

Nessun commento sull'indagine in ossequio della presunzione di non colpevolezza, ma peroriamo rigore nell'accertamento delle responsabilità affinché lo Stato di diritto al quale ciascuno di noi appartiene trovi l'autorevolezza nel diritto anziché nell'uso indiscriminato della forza.

Non possono ammettersi repressioni né violenze che infrangono i diritti umani e degradano uomini e donne a livello di esseri che pure meritano tutela in uno Stato di diritto, come pretende di essere il nostro.

Lo impone la Costituzione repubblicana!

La Commissione diritti Umani e il Direttivo 

della Camera Penale di Trapani


Scarica il documento della Camere penale al link


martedì 22 giugno 2021

Rassegna stampa sul documento del Direttivo relativo alla situazione strutturale del Palazzo di Giustizia di Trapani


Corriere della sera


Il Dubbio 





Giornale di Sicilia 



Il Locale news 

Telesud

Alqamah 

Tp24

La Sicilia 

TrapaniSi




AGI


= Giustizia: crollo in aula bunker Trapani,stop a processo mafia

Pubblicato: 22/06/2021 11:47

(AGI) - Trapani, 22 giu. - E' stato rinviato ad altra udienza il processo alla mafia di Trapani previsto in mattinata a causa del crollo di una parte del controsoffitto dell'aula bunker del tribunale. L'incidente - che ha reso inagibile l'area - è avvenuto nella notte tra domenica e lunedì, causando il crollo di calcinacci e de pannelli che ricoprono il tetto, ritrovati sui banchi destinati a magistrati, avvocati e imputati. Secondo i primi riscontri la causa sarebbe il danneggiamento del sistema di condizionamento, che si snoda nell'intero Palazzo di giustizia. Il presidente del tribunale di Trapani nell'immediato ha stabilito la sospensione delle udienze programmate nell'aula bunker e disposto un'ispezione e la sistemazione per il ripristino delle attività.     Sull'episodio è intervenuta la Camera penale di Trapani, che ha lanciato l'allarme, evidenziando che "non vi è un'altra aula idonea a garantire il videocollegamento da remoto degli imputati detenuti nelle carceri di massima sicurezza".

    Tra gli imputati del processo Scrigno, oltre all'ex deputato regionale Paolo Ruggirello, ci sono altre sette persone, tra cui Vito D'Angelo, presunto riferimento della mafia trapanese sull'isola di Favignana, tuttora detenuto. (AGI)

 

TP2/MRG


= Giustizia: crollo in aula bunker Trapani,stop a processo mafia (2)

Pubblicato: 22/06/2021 11:47


(AGI) - Trapani, 22 giu. - "L'unica alternativa, l'aula bunker Montalto presso il carcere di Trapani, è ormai chiusa da anni nonostante il ministero abbia finanziato le opere di ripristino - sostiene la nota della Camera Penale - e pare che per metterle in cantiere occorra risolvere complicate faccende burocratiche sulle quali, da oltre un anno e mezzo, lavora alacremente il Provveditorato regionale". La Camera Penale ha proclamato lo stato di agitazione, rinviando ogni analisi a un'assemblea già convocata per domani. Decisione analoga era stata intrapresa già nel 2005, quando "l'avvocatura si astenne a oltranza dalle udienze e rifiutò l'accesso al Palazzo, che venne trasferito altrove e ristrutturato (si fa per dire) da cima a fondo con lavori dei quali si interessò anche la magistratura inquirente, prima che intervenisse la prescrizione. Sempre in quell'anno si ricorda un'autorevole ordinanza del collegio penale, presieduto dal dottor Vincenzo Pantaleo, che respinse la richiesta della procura di Trapani. Quest'ultima, pur condividendo e anzi appoggiando le ragioni della protesta dell'Avvocatura, aveva chiesto la trasmissione degli atti per verificare se l'astensione a oltranza integrasse gli estremi di qualche reato. Non se ne fece nulla, perché il tribunale rigettò la richiesta, confermando la piena legittimità dell’astensione proclamata dall'avvocatura". (AGI)

TP2/MRG

lunedì 21 giugno 2021

Crolla il soffitto dell'aula bunker del Palazzo di Giustizia di Trapani - Il documento del Direttivo




Nella notte tra domenica 20 e lunedì 21, all’interno dell’aula bunker del Palazzo di Giustizia di Trapani, sono crollati i pannelli del controsoffitto; crollati sui banchi dove, poche ore dopo, avrebbero trovato posto i giudici, i pubblici ministeri, gli avvocati, il personale di cancelleria e i cittadini.

L’aula è inagibile e chiusa per gli interventi urgenti richiesti dalla Presidenza del tribunale e votati dalla commissione permanente nella quale siede, con diritto di voto, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati.

Intanto, domani, il processo c.d. Scrigno (mafia e voto di scambio) non si potrà celebrare: a Palazzo di Giustizia di Trapani non vi è un’altra aula idonea a garantire il video collegamento da remoto degli imputati detenuti nelle carceri di massima sicurezza. Al momento in cui scriviamo non sappiamo quando potrà riprendere in sicurezza il processo, perché l’unica alternativa - l’aula bunker Montalto presso il carcere di Trapani - è ormai chiusa da anni nonostante il Ministero abbia finanziato le opere di ripristino. Pare che per metterle in cantiere occorra risolvere complicate faccende burocratiche sulle quali, da oltre un anno e mezzo, lavora alacremente il Provveditorato regionale.

Per il resto, oggi, domani e nei giorni a seguire, le attività a Palazzo di Giustizia procederanno nella norma: per salire i piani (sei) occorrerà affidarsi alla sorte e augurarsi che gli ascensori funzionino regolarmente (uno, quello nuovo, è bloccato da procedure burocratiche e legali per inadempienza della ditta che lo ha installato; gli altri due funzionano secondo criteri random - a volte sì, altre volte no - nonostante gli argani nuovi e il rivestimento sostituito pochi mesi fa). Consoliamoci; faremo moto salendo a piedi. Appena in aula, poi, saremo accolti da un’atmosfera tropicale: l’impianto di condizionamento, già obsoleto e mal funzionante, è ora fermo perché responsabile del crollo del soffitto dell’aula Falcone. 

Nell’attesa del nostro processo potremo però fare una passeggiata nel giardino pensile del Palazzo: al sesto piano un arbusto spontaneo ha creato una piacevole area di verde; lo si può ammirare stando a testa in sù o, se preferite, è possibile contemplare la radice al contrario (fa bella mostra di sé lungo cinque metri di altezza, tra i fascicoli).

Nulla di preoccupante, come si vede. 

Del resto, la commissione permanente ha votato perché l’attività prosegua, confortata dalle relazione dei tecnici intervenuti che rassicurano sui controlli: saranno eseguiti e in tempi rapidi. 

I pannelli esterni che rivestono la struttura del Palazzo, anch’essi oggetto di controllo ormai richiesto da mesi, non rischiano di cadere sui cittadini e sui loro avvocati, protetti dalla pensilina recentemente ristrutturata. Per prudenza, consigliamo però a tutti quanti hanno accesso al parcheggio del Tribunale (magistrati, personale amministrativo e ordine degli Avvocati), di tenersi a distanza.

Nel 2005 - Presidente del COA l’Avvocato Alberto Sinatra - l’Avvocatura trapanese si astenne ad oltranza dalle udienze e rifiutò l’accesso al Palazzo, che venne trasferito altrove e ristrutturato - si fa per dire - da cima a fondo con lavori dei quali si interessò anche la Magistratura inquirente, prima che intervenisse la prescrizione.

Sempre in quell’anno si ricorda un’autorevole ordinanza del collegio penale, presieduto dal dott. Vincenzo Pantaleo, che respinse la richiesta della Procura di Trapani. Quest’ultima, pur condividendo e anzi appoggiando le ragioni della protesta dell’Avvocatura, aveva chiesto la trasmissione degli atti per verificare se l’astensione ad oltranza integrasse gli estremi di qualche reato. Non se ne fece nulla, perché il tribunale rigettò la richiesta, confermando la piena legittimità dell’astensione proclamata dall’Avvocatura a tutela dei cittadini presenti nel Palazzo di Giustizia, dei magistrati, del personale di cancelleria e degli avvocati.

Oggi la situazione del Palazzo di Giustizia di Trapani è quella di sedici anni fa: seppur lodevoli e incessanti siano stati gli sforzi della Presidenza per migliorare le condizioni statiche e di decoro della struttura, questa ha sedici anni di anzianità in più. Il palazzo è un’anziana signora che non nasconde i suoi difetti: ruggine a vista sui pilastri, crepe nei cornicioni esterni lato sud ed est, soffitti che cadono per la pressione dell’acqua del sistema di condizionamento, infiltrazioni d’acqua sul tetto del sesto piano (è escluso che si tratti del sistema di irrigazione che ha dato vita all’arbusto di cui sopra).

Nulla di cui preoccuparsi, ci dicono. Almeno fin quando qualcuno non si farà male e, Dio non voglia, ci scapperà il morto: non avremmo neppure il luogo dove celebrare il processo.

A proposito di processo, mentre assistiamo alle magnifiche sorti e progressive della riforma a spese dell’Europa - più correttamente delle generazioni dei nostri figli e dei nostri nipoti, ndr -, e mentre inseguiamo il mito populista dei processi conclusi in quattro anni, domani, come dicevamo, non si potrà celebrare l’udienza di un importante processo di mafia. E neppure si sa quando esso potrà riprendere il suo corso. Poco importa, a quanto pare, che gli imputati rimangano detenuti e in attesa di giudizio, che un alto graduato dell’Arma dei Carabinieri sarà ancora una volta distolto dalle sue attività investigative e che i cittadini non potranno vedere pronunciata la sentenza in loro nome e in tempi ragionevoli. La colpa della lungaggine dei processi, si sa, è degli avvocati.

In fondo, cosa volete che sia accaduto? È esploso un tubo del sistema di condizionamento e crollato il soffitto! Cose che capitano. Meglio se nottetempo …

Del fatto che manchi un’alternativa e che non si spendano i soldi già stanziati, è faccenda che non interessa l’amministrazione dello Stato ma, a quanto pare, solo la presidenza del Tribunale, i Magistrati, gli Avvocati e i Cittadini che nel frattempo continueranno a lavorare nelle condizioni che, senza alcuna enfatizzazione, abbiamo prima descritto.

A quando un moto di sano orgoglio da parte dell’Avvocatura?

La Camera Penale di Trapani, intanto, proclama lo stato di agitazione e riserva alle determinazioni della propria assemblea, già convocata per mercoledì 23 giugno prossimo, l’adozione di ulteriori iniziative.

Si comunichi al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato, al Presidente del Consiglio dei Ministri, alla Ministra di Giustizia, ai Capi degli Uffici Giudiziari, all’Unione delle Camere Penali Italiane, al COA di Trapani, e agli Organi di stampa.

Trapani, 21 giugno 2021

Il Direttivo


Scarica il documento del Direttivo al link