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domenica 8 agosto 2021
Addio Bonafede, benvenuta Cartabia. Come cambia il processo dopo la riforma - di Daniele Livreri
giovedì 5 agosto 2021
Piano con l'ansia riformista, spesso origine di accordi al ribasso - di Marco Siragusa
Mentre prosegue sul nostro blog il dibattito e l'esame sulla Riforma Cartabia/Bonafede (al link tutti i commenti per sezione e tutti i contributi), pubblichiamo l'intervento del nostro presidente su Il Dubbio di oggi (da domani anche su Foro e Giurisprudenza).
domenica 1 agosto 2021
La montagna, il topolino e Brecht
“Il Consiglio dei Ministri … ha affrontato la riforma del processo penale e ha deciso di apportare alcune modifiche. Rispetto al testo approvato due volte all’unanimità dal governo, si introducono alcune novità …”
Questo l’incipit del comunicato di Palazzo Chigi.
Avete letto bene: “approvato due volte all’unanimità”, ma ulteriormente modificato.
Potremo fermarci qui, per evidenziare il segno più evidente di un pastrocchio che ha un solo fine: batter cassa all’Europa, riceverne i quattrini, e far finta di riformare il processo.
I più realisti - quelli che credono di avere capacità politica e strategica - guardano al bicchiere mezzo pieno e suonano la grancassa della propaganda politica, ricordando ad ogni pie' sospinto che è stato posto un argine all’abominio bonafediano del “fine processo mai”.
Gli altri - l’anima moderata, sempre maggioranza in questo Paese - si compiacciono della soluzione, quale che essa sia.
Il compromesso all’italiana, che dovrebbe costituire oggetto di studio per i guasti che ha prodotto al sistema Paese, diventa quindi il vero obiettivo: s’è trovato un accordo, e tanto basta. Auguri e figli maschi …
A nessuno - pare - importa di comprendere cosa è effettivamente accaduto. Eppure il testo del comunicato stampa, nella sua fedele cronaca, è lì nero su bianco a ricordarci quanto farsesca sia la situazione.
In principio era un’idea velleitaria, cliccaria, cialtrona e ignorante. Quella che il processo non dovesse aver mai fine, che l’indagato - non l’imputato, attenzione! - dovesse rimanere sulla graticola a vita, offerto all’opinione pubblica come colpevole, massacrato nella vita, nella professione e negli affetti. Annientato, per il piacere della piazza di purgarsi la coscienza, sporca più di quella dell’additato al pubblico ludibrio.
Chiagni e fotti, del resto, è il tratto distintivo di noi italiani.
Poi arrivò il piano Marshall europeo per la ripresa pandemica, il Next generation UE. Idea sana: ti do quattrini, ma devi rendere migliore il tuo processo. E cosa abbiamo fatto, anzi cosa ha fatto la politica cialtrona? La montagna ha partorito il topolino.
Prima ha recuperato quello strano istituto - estraneo alla nostra cultura giuridica e “calato” in una realtà normativa incapace di recepirlo - che è l’improcedibilità. Poi ha iniziato una trattativa sottobanco perché ciascuna forza politica potesse spendere al market del consenso il suo successo. Ecco il pastrocchio: una norma transitoria che diventerà definitiva, di proroga in proroga, come si usa nel Paese della poca serietà. E, quel che è peggio, un sistema nel quale sotto l’usbergo (apparente) della legge, sarà il giudice, con ordinanza, a decidere di “allungare” i tempi del processo. Ma solo per alcuni reati.
Solo gli schiocchi e gli ingenui correranno il rischio di non capire.
Innanzitutto sarà sufficiente che chi procede - il pubblico ministero - scelga il binario del tempo, elevando contestazioni magari ardite pur di “lucrare” l’ordinanza della sospensione del tempo.
Poi, sarà il suo collega giudice a concedergli e a concedersi il tempo supplementare.
Infine, sarà il vero legislatore - i magistrati fuori ruolo dei ministeri - a concepire qualche normetta di proroga, di estensione a questo o a quel reato quando l’occasione di cronaca, enfatizzata dai mass media, presterà l’occasione di farlo.
E la velocità del processo? Non ci sarà!
E i soldi dell’Europa? Avranno prodotto altro debito improduttivo, che graverà sulle spalle dei nostri figli e dei nostri nipoti.
Ma oggi la propaganda politica ci “vende” il successo: nunc est bibendum; ’mbriacamoci; volemose bene, facimme ammuina. Abbiamo il santo compromesso. Quello italiano: al ribasso e inutile.
Parafrasando Brecht, alla fine, non sarà rimasto nessuno a protestare quando avranno definitivamente preso il (fu) codice di procedura penale.
[Il Direttivo]