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sabato 3 novembre 2018

La certezza della pena spiegata ai cittadini


Se mancano i medici per eseguire un esame "quoad vitam", non si può dire al malato: "Ripassa tra dieci anni, quando sarai morto"!
Una norma di legge è tale se prevede una pena per la sua inosservanza. E la pena ha funzioni molteplici:
- deterrenti: sconsiglia la violazione della norma con la minaccia della sanzione;
- retributive: restituisce con qualcosa (la libertà, dopo averla scontata, del reo) qualcos’altro (il delitto commesso);
- rieducative: offre l’occasione di essere riammesso nel consesso sociale, dopo aver retribuito l’errore.
Questo è il motivo che impone tempi brevi per l’accertamento di un fatto. 
Non siete persuasi?
Facciamo un esempio facile, facile: vostro figlio diciottenne, alla guida ubriaco, ha investito e ucciso un padre di famiglia. Credete che dopo 19 anni - quando vostro figlio avrà 37 anni e sarà a sua volta padre di famiglia, una persona diversa dall’adolescente di un tempo -, abbia senso rinchiuderlo in un carcere? E che “soddisfazione” potranno avere i familiari della vittima che nel frattempo avranno incassato il risarcimento e ricostruito la propria vita?
L’attuale sistema prevede che se lo Stato, entro diciannove anni (con la sospensione Orlando infra grado), non sarà in grado di concludere il processo, vostro figlio non dovrà retribuire più nulla. 
Questa è la prescrizione!
Se col tempo hai dato prova di retribuzione e di rieducazione (non hai commesso altri reati e sei un altro uomo), lo Stato non ha più interesse a punirti.
Si potrebbe giustamente obiettare che vostro figlio crescerebbe nella convinzione di “averla fatta franca”: certo, ma non sarebbe così se lo Stato assicurasse la giustizia in tempi celeri!
E invece cosa accade?
Accade che si criminalizza anche la pesca della sardina e si fanno troppi (spesso inutili) processi penali con poche risorse umane (giudici e cancellieri) e pure strutturali (le aule). 
Qual è la soluzione? 
In questa situazione, direste voi - e direbbe la logica - si dovrebbe investire per rendere più efficiente il sistema.
E invece l’ineffabile Ministro, Alfonso Bonafede, propone esattamente il contrario di ciò che il buon senso di tutti consiglia.
Egli fa come il medico che consiglia al malato di morire: "Ripassa tra dieci anni e se sarai morto non ci sarà nessuna pena; se invece sarai ancora vivo, ti puniremo senza valutare se nel frattempo sei una persona diversa."!
Chiunque, a questo punto, può intendere come venga meno la funzione della pena: non ha effetti di minaccia (deterrente), ma è semplice ingiustizia; non ha effetti riparatori (retributivi), ma è mera afflizione; non ha effetti socializzanti (rieducativi), ma è inutile ritorsione.
Se non ha senso punire chi è morto, non ne ha punire chi è diversamente vivo!
Se questo è il cambiamento, forse è il caso di rivolgersi a un altro medico.
[per il Direttivo, Marco Siragusa]