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martedì 22 maggio 2018

IL GOVERNO CHE VERRA'

Il cosiddetto contratto di governo suscita perplessità e preoccupazione per la disinvoltura con la quale i suoi ideatori programmano la sistematica violazione della Costituzione.  
I maggiori “attentati” si registrano in materia di giustizia, soprattutto penale.
L'ennesimo colpo al rito abbreviato, che sarà inibito agli imputati di reati puniti con la pena dell'ergastolo o previsti dall'art.51 comma 3 bis del codice di procedura penale; l’inasprimento delle pene per i reati in materia sessuale; le norme che dovrebbero “rivedere al ribasso" l'imputabilità dei minori; il ripristino dei reati depenalizzati; la costruzione di nuovi istituti di pena, non per migliorare le condizioni di vita carceraria, ma per popolarli con nuovi detenuti; l'abolizione sostanziale dell'ordinamento penitenziario, con il superamento del regime non recidivante delle pene alternative; il potenziamento delle intercettazioni.
Una clausola contrattuale che riporterebbe indietro di cinquant'anni l'orologio della giustizia, vanificando i principi costituzionali del Giusto Processo, del  diritto di difesa, e della funzione rieducativa della pena.
In tema di corruzione, è prevista l’introduzione dell'agente provocatore: ci saranno dunque individui che indurranno taluni altri a farsi corrompere per poi denunciarli.
Si tratta di un metodo tipico di quei regimi autoritari che tutelano la propria esistenza, preventivamente individuando e punendo i potenziali oppositori. La Stasi e la Securitate, polizie segrete rispettivamente della Germania Orientale e della Romania di Ceauşescu, l' OVRA di nostra infausta memoria ne sono stati tristi utilizzatori.
Un altro passo a ritroso dell'ora della storia e della civiltà.
L'Avvocatura Italiana non può e non deve rimanere indifferente davanti a simili intenzioni che presto potrebbero tradursi in concreti provvedimenti con lo strumento del voto di fiducia in nome della democrazia e con il placet di qualche migliaio di voti promananti dall’algoritmo della "piattaforma Rousseau".
Occorre dare un segnale inequivocabile e fermo che gli Avvocati Penalisti non sono disposti a tollerare questa sistematica violenza alla Costituzione e che intendono adempiere, fino in fondo, alla loro funzione di garanzia e di  custodia della Legalità.
Chiediamo un segnale deciso: un incontro urgente con il Presidente della Repubblica, uomo di diritto sensibile alle garanzie costituzionali, e con i Presidenti delle Camere, per rappresentare la volontà dell'Avvocatura Penalista di resistere a questa vero e propria deriva giustizialista.
Sull'Avvocatura incombe ancora il dovere di informare i Cittadini  e di difenderne i diritti e le libertà fondamentali, sensibilizzando l'opinione pubblica; è necessaria inoltre un'azione sinergica con la Magistratura illuminata per vanificare l’iniziativa demagogica in preparazione, foriera di ulteriori sostanziali limitazioni libertarie.

Trapani, 22 maggio 2018 Il Direttivo