sabato 30 gennaio 2021

La misura è colma: l'inaugurazione dell'anno giudiziario vista dal Direttivo della Camera Penale di Trapani

Ogn'anno c'è l'usanza per l'inaugurazione dell'anno giudiziario andare in Corte


Ieri, nei distretti delle Corti d’appello, si è inaugurato l’anno giudiziario.

Si tratta di una cerimonia antica, forse troppo, che quest’anno ha avuto toni minori a causa delle restrizioni sanitarie.
Per queste ragioni abbiamo deciso, proprio oggi, di occuparci della relazione del 2020 sulla giustizia del Ministro Bonafede (la trovate al link).
Come è ovvio ci occuperemo solo degli aspetti che incidono sul processo penale.
La relazione delude già ad una prima lettura.
Il Ministro ci ricorda il suo progetto di riforma sul processo penale che tanti dubbi e tante perplessità ha già alimentato (ce ne siamo occupati più volte e sotto diversi aspetti, contributi ai link: 1, 2 e 3). 
Ci ricorda, ancora, il piano Next generation, cioè la richiesta di danaro all’UE, sul quale è "caduto" il governo Conte bis
Si tratta di un piano che abbiamo criticato per quanto modeste sono le proposte di riforma, peraltro finanziate a debito delle future generazioni (il commento al link). Il tema delle generazioni future è uno di quelli sui quali si è anche soffermato  nella sua relazione il Primo Presidente della Corte di Cassazione, Pietro Curzio, il quale  ha ricordato come <<per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico: ciò non è più accettabile oggi. Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza>> ... perché <<il debito dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani>> (fonte La Repubblica).  

Tornando alle novità della relazione sulla giustizia, il Ministro fa il punto sul nuovo, primordiale, processo penale telematico, la parte statica, ma non solo, del processo penale ch'è digitalizzato.
Il nostro punto di vista è sempre stato chiaro e netto.
I processi si celebrano dal "vivo" e alla presenza di tutti i protagonisti (ce ne siano occupati qui).

Troviamo che sia inaccettabile che l’imputato debba chiedere di partecipare al suo processo e per giunta debba farlo attraverso il suo difensore mediante "diavolerie informatiche". Non c'è emergenza pandemica che tenga un così grave vulnus ai fondamentali del diritto processuale...

Troviamo che sia inaccettabile il tentativo, pur orientato a dare soluzioni all'emergenza, di complicare il processo penale con trappole e orpelli che “culturalmente” non gli appartengono e “storicamente” furono banditi dall’ordinamento nella consapevolezza che l’imputato sia la parte debole del rapporto processuale e il bene vita in gioco nel processo è la sua libertà, che dev'essere libera dai vincoli delle forme. Abbiamo invece assistito alla normazione, inutilmente burocratica e ideologicamente orientata, di sanzioni di inammissibilità - la più grave delle sanzioni processuali - per il caso di errori nell’utilizzo delle novità telematiche.
È bene intendersi: un simile approccio troverà l’avvocatura contraria e schierata in difesa dei diritti dei cittadini, ormai sempre più spesso vessati da burocrati detentori di un potere medievale, odioso e intollerabile, alimentato da deresponsabilizzazione e privilegi di casta.
Su questi aspetti, il debole ministro Bonafede, nulla scrive.
Come nulla scrive circa la gaffe che qualcuno gli ha fatto commettere, inconsapevolemente, quando con un suo decreto ministeriale ha derogato ad una legge.
Siamo stupiti che i Parlamentari siano rimasti silenti dinanzi a tanta mortificazione del loro ruolo di rappresentanti del Popolo Sovrano ...
Né la crisi di governo spiega queste e altre stravaganze della politica attuale, perché tante ve ne sono a giustificare un cambio di passo, mentre ci arrovelliamo, italianamente, nella sfida dei furbi e nel tifo da fazioni.

Tace il Ministro (la sua relazione) sulle critiche alle novità telematiche.
Tace sulla richiesta, ragionevole, di semplificare la faccenda anziché complicarla.
Tace sulla richiesta di consentire un doppio binario eliminando, come detto, le odiose sanzioni di inammissibilità.
Tace sulle novità dell'appello pandemico che, all'evidenza, sono orientate a eliminare l'eliminare (contributo al link).
Tace sulla condizione dei detenuti e sui colloqui posticipati (ce ne siamo occupati qui) e sulla decorrenza dei termini processuali.
Tace sull’accordo che ha consentito l’entrata in vigore della sua inaccettabile riforma sulla prescrizione subordinatamente all’approvazione di una vera riforma del processo, così che oggi abbiamo la prescrizione bonafediana e nessuna utile riforma del processo (si trattò di fuffa politica per mantenere gli equilibri di governo, dobbiamo dedurre). Fa specie, infine, che il Ministro taccia sull'argomento anche in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Giudiziario...
Il Ministro tace. 

Speriamo taccia come Ministro della giustizia anche nel prossimo futuro,  ché la misura è colma.

venerdì 29 gennaio 2021

APPELLO PANDEMICO: IMPUGNAZIONE A MEZZO PEC E NUOVE INAMMISSIBILITÀ – L'INTERVISTA DI IUS LAW WEB RADIO ALL’AVV. MARCO SIRAGUSA

 



Il 30 gennaio si celebrano, presso i distretti di Corte d'appello, le cerimonie di inaugurazione dell'anno giudiziario.

In periodo di emergenza sanitaria, saranno cerimonie aperte a pochi partecipanti.
Affidiamo la nostra voce rimandando a questa intervista dei Colleghi di Jus Law Web Radio a Marco Siragusa, Presidente della Camera Penale di Trapani.

Parliamo di appello e pandemia con l’Avv. Marco Siragusa! Ascolta la sua intervista sul nostro sito o sulla nostra app! Solo su IusLaw Webradio!

Ascolta l'intervista al link



lunedì 25 gennaio 2021

Tre sono le sorgenti delle quali derivano i principii morali e politici regolatori degli uomini. La rivelazione, la legge naturale, le convenzioni fattizie della società.“ —  Cesare Beccaria, libro Dei delitti e delle pene

Abbiamo letto la replica al nostro documento del Sindaco Tranchida (al link), che ricorda come le nomine in una partecipata siano figlie dello spoil system.

Ma il nostro documento (“Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune) poneva l’attenzione sul rispetto dei valori costituzionali e, in particolare, su quello dell’inviolabilità del diritto di difesa.

Per il principio di proporzionalità non ci occuperemo delle rimanenti questioni agitate nella replica del Sindaco, perché è materia estranea alla nostra associazione.

Il tema da noi sollevato era diverso e ci dispiace che non sia stato compreso.

La questione è (e rimane) un'altra: può un’indagine mettere in discussione la fiducia che lo stesso politico ha riposto nell’amministratore, per il solo fatto che quest’ultimo sia anche difensore di un indagato?

A questa domanda, la replica del Sindaco non ha dato risposta! 

Trapani, 25 gennaio 2021
 Il Direttivo

venerdì 22 gennaio 2021

Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune


Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune” [Alessandro Manzoni]


Non è più il tempo di limitarsi a rievocare la celebre affermazione del Manzoni nel caso dell’avv. Carlo Massimo Zaccarini.

La Camera Penale di Trapani, da sempre impegnata nella difesa dei principi del diritto penale liberale, esprime piena solidarietà in difesa del Collega..

La nostra idea sul ruolo del difensore non può essere macchiata ed umiliata da scelte politiche,  espressione di un senso comune, diffuso e soffocante, che non ci appartiene.

In un paese che vede sepolte nel dimenticatoio le figure autorevoli della nostra cultura giuridica liberale, occorre richiamare il rispetto dei sacri principi costituzionali dagli attacchi di opportunisti fautori di una purezza apparente,  soprattutto quando assistiamo a decisioni da parte degli organi politici che, invece di elevare e costruire baluardi a difesa dei valori irrinunciabili, macchiano i ruoli degli attori di una determinata vicenda sostenendo ragioni di “opportunità” al solo fine di poter dire ad alta voce: io sto dall’altra parte, dalla parte del senso comune.

Non possiamo tollerare la continua identificazione tra il difensore e la semplice indagine che riguarda l’assistito e, peggio, l’insinuazione di complicità con l’assistito. Non è tollerabile che si identifichi  l’avvocato con l’assistito e quest’ultimo (che è presunto innocente di un fatto che il processo, e solo il processo, accerterà) con il crimine. E dunque non è tollerabile che, per transitività, si identifichi l’avvocato con il crimine (“il complice”).

Un difensore che ricopre cariche all’interno di organi amministrativi pubblici ha l’obbligo di comunicare l’assenza di profili di incompatibilità rispetto al caso che lo vede impegnato e ciò per consentire all’organo politico di poter sempre giustificare il proprio operato.

Da quanto a nostra conoscenza, e senza voler entrare nel merito della vicenda penale, sappiamo che l’avvocato Zaccarini ha informato il Sindaco di Trapani dell’insussistenza di ragioni di incompatibilità con l’incarico assunto nell’operazione Ruina; comunicazione che ha ricevuto anche la conferma da parte del Collegio Sindacale dell’Azienda e dall’Organo di Vigilanza anticorruzione e trasparenza.

Ciononostante, il Sindaco di Trapani ha nominato il nuovo consiglio di amministrazione dell’ATM, ma non ha riconfermato l’avvocato Zaccarini perché aveva assunto la difesa di un indagato.

La Camera Penale di Trapani non sta a guardare e non ha paura del senso comune; preferisce stare dalla parte del buon senso e di chi ancora crede nei valori costituzionali della difesa.

Trapani, 23 gennaio 2021

Il Direttivo


ll documento al 👉 link


lunedì 18 gennaio 2021

La registrazione del Convegno Lealtà, onore e diligenza: i doveri dell'Avvocato


Il video con la registrazione del webinar al 👉 link


Grazie ai relatori - Daniela Troja, Federico Ferina, Domenico Battista e Giandomenico Caiazza - che hanno accettato l’invito della camera penale di Trapani. Grazie ai colleghi iscritti alla nostra scuola.
Grazie ai colleghi - e sono tanti - che si sono collegati da tutta Italia per l’inaugurazione del secondo corso della nostra scuola.
Il 15 gennaio 2021 per la camera penale e il Coa di Trapani è stato un giorno di festa.
Nonostante le difficoltà del nostro tempo, le limitazioni di questo maledetto virus e i disagi - di tutti i tipi - che ne sono derivati, siamo stati collegati da remoto e, sia pure con il dispiacere del virtuale, abbiamo cercato di svolgere il nostro ruolo di camera penale. Nel vastissimo mondo delle istituzioni e delle associazioni forensi, le camere penali sono una “riserva indiana”.
Noi - ciascuna camera penale e l’Unione - non siamo un sindacato che si occupa e si preoccupa dei problemi degli avvocati.
Noi siamo un’associazione che ha a cuore i diritti di libertà del cittadino presunto innocente contro il quale lo Stato, con tutta la sua forza e autorevolezza, muove un’accusa e celebra un processo. Con tutto il corredo - talvolta anche la gogna mediatica - che un processo penale, che è pena esso stesso, comporta.
Questa - e solo questa - è la natura delle camere penali, ed è scritta a chiare lettere nell’articolo 2 dello Statuto dell’Unione che la Camera Penale di Trapani ha a sua volta recepito nel proprio Statuto.
Le camere penali hanno un’altra particolarità: sono 130 in tutta Italia e sono un’associazione federale, non verticistica, che si unisce, mantenendo la propria autonomia, nell’Unione delle Camere Penali. 
Grazie a Giandomenico Caiazza, presidente dell’Unione che, personalmente e con i Colleghi della sua giunta, sta svolgendo un lavoro eccellente.
La Camera penale difende - custodisce gelosamente - questi obiettivi dell’associazione politica e non sindacale, quelli del giusto processo e dell’indipendenza come i valori fondanti del nostro stare insieme.
Del resto, non sapremmo cos’altro ci sia di più politico che il ruolo e la funzione dell’avvocato penalista e tutti cogliamo l’importanza che una professione, in sé politica, trovi uno sfogo collettivo, essendo altrimenti destinata a rimanere nella marginalità degli studi professionali.
Questi, in estrema sintesi, sono i valori delle camere penali.
E in nome di questi valori noi organizziamo le Scuole, a livello territoriale per l’abilitazione alla difesa d’ufficio e a livello nazionale per il conseguimento del titolo di specialista.
Ma fateci dire, che con le nostre scuole ci prefiggiamo obiettivi ulteriori e prioritari a quelli dell’abilitazione alla difesa d’ufficio. 
Ci prefiggiamo gli obiettivi di trasferire ai colleghi i nostri valori, le nostre idee, la nostra visione politica del mondo e del processo penale.
In poche parole: ci prefiggiamo l’obiettivo di creare consapevolezza del ruolo e della funzione dell’avvocato, che nella difesa d’ufficio, la più difficile, trovano la massima espressione.
Non a caso - così volle Ettore Randazzo - le nostre scuole si definiscono di tecnica e di deontologia, perché questo è il processo penale accusatorio: un fatto tecnico che riguarda professionisti del processo che si muovono nel rispetto di regole deontologiche, in un perimetro di lealtà e correttezza, ciascuno interprete del proprio ruolo che, nel caso dell’avvocato, è quello prioritario di lealtà verso l’assistito.
Il processo è il luogo dei galantuomini.
Al diritto penale è riservato il luogo dei criminali.
E spesso, in questo paese, abbiamo confuso i piani e oggi ne paghiamo le conseguenze ...
È dunque per queste ragioni che, ormai per tradizione, inauguriamo la nostra scuola con un incontro aperto al Foro sui temi della deontologia e sull’esempio di un Avvocato.
Quattro anni fa, durante la presidenza di Salvatore Alagna, ricordammo Serafino Famà, assassinato dalla mafia per aver svolto con onore e diligenza il proprio ruolo di difensore.
Oggi lo facciamo ricordando l’esempio di Fulvio Croce, avvocato civilista, presidente del Coa Torino e per tale carica indicato difensore d’ufficio dei brigatisti rossi e da questi assassinato per aver svolto la sua funzione con lealtà, onore e diligenza.
Grazie ai colleghi del comitato di gestione della Scuola - e per tutti al responsabile Salvatore Galluffo - per l’entusiasmo e l’impegno che hanno già profuso e che profonderanno nei prossimi due anni.
Grazie al Presidente del Coa di Trapani, Vito Galluffo, e al Presidente del Tribunale di Trapani, Andrea Genna, per la loro sincera e partecipata vicinanza a questa nostra iniziativa.
Grazie infine a tutti i Relatori che con i loro interventi ci hanno donato momenti di riflessione e di emozione. A ciascuno dei Relatori ci legano sentimenti di stima professionale e talvolta di amicizia. Sono le ragioni per le quali li abbiamo voluti con noi stasera.
Buon lavoro ai colleghi iscritti alla nostra scuola.